MILANO – Carlitos e Roberto hanno avuto problemi. Carlitos è Tevez, punta di diamante dell’Argentina, l’uomo che ti cambia la partita come una folata di vento. Roberto è Mancini, il manager del City, l’allenatore di Tevez. Si amano? Non troppo. Si detestano? No, non siamo a questi livelli. Per la verità, Carlitos avrebbe un posto assicurato, e non potrebbe essere diversamente. All’interno del 4-3-3, le idee di Mancini sono queste: Tevez largo a destra, con licenza di uccidere, il neo-arrivato Silva largo a sinistra, con le sue sgommate. Al centro, come terminale offensivo, l’uomo dei sogni: si chiama Dzeko nella speranza che la trattativa con il Wolfsburg non diventi una stucchevole telenovela.
Queste sono le idee di Mancini. Però… Sì, c’è un però: Tevez – per gli amici l’Apache – non si sbatte troppo, anche per questo motivo ha rotto con il Manchester United. Ha una filosofia particolare, chiamiamola indolenza. Non adora i doppi allenamenti, gli straordinari. Guadagna una tombola, ben oltre cinque milioni di sterline. Il suo cartellino è costato una cifra importante, poco meno di trenta milioni di euro. Insomma, le condizioni non ci sarebbero. E le vicende sudafricane hanno ribadito un concetto: il signor Tevez resta un eccellente interprete del ruolo, uno che fa la differenza.
Ma qui la questione chiama in causa Mario Balotelli. Non ci sono certezze. L’esuberante ragazzo non ha detto che resterà all’ Inter, non ha detto al cento per cento. E neanche al novanta. Ha fatto capire che Mancini è rimasto nel suo cuore, che lo raggiungerebbe volentieri. Sì, gli piace l’Arsenal, ma vuoi mettere il City, come resistere al maestro che l’ha spesso tutelato? Qui non sto certo impostando una trattativa, né si tratta di una scorciatoia per fare fantamercato. Qui si tratta di mettere a punto alcuni concetti. Il primo: la trattativa Ibrahimovic-Eto’o (più cinquanta milioni) ha sbloccato Moratti. Nel senso che lo ha reso fortissimo e gli ha trasmesso un concetto chiaro: non esistono incedibili. Non lo è Maicon, figuriamoci Balotelli. Nessuno deve restare controvoglia, l’Inter è una fede e una passione, non uno scantinato per scontenti e rompiballe. A Moratti è sempre piaciuto Tevez, per il carattere oltre che per le indiscutibili qualità.
Non sarebbe giusto entrare in dettagli che non ci sono. Sto soltanto seguendo una possibile traiettoria. Il mercato è anche questo: bello e affascinante perché spesso si passa dalla teoria alla pratica.
Fonte: Datasport.it