NEWS JUVENTUS – Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha rilasciato recentemente una lunga intervista in cui ha trattato diversi temi: “Credo che chiamarsi Agnelli significhi poter beneficiare di un accreditamento verso il sistema più rapido di quanto non sarebbe se non mi chiamassi Agnelli. Detto questo, il mondo del calcio è un mondo che ti giudica poi molto rapidamente e quello che rileva saranno sempre i risultati che di domenica in domenica la squadra otterrà. Differenze tra me e il padre? Credo che i contesti di riferimento siano estremamente diversi, in questo momento è difficile fare un’analogia. Noi stiamo vivendo come famiglia un momento di profonde trasformazioni, dove diverse persone di noi hanno un ruolo di responsabilità sia interne che verso il mondo esterno. In primis non posso che pensare a mio cugino John, ad Alessandro Nasi o a Lapo. Quindi siamo una generazione di trentenni che, visto il contesto in cui ci siamo trovati, ha dovuto assumersi delle responsabilità molto importanti. Sono consapevole del fatto che il mondo del calcio è un mondo che va molto veloce e procura il rischio di bruciarsi, però l’unione e la compattezza che abbiamo in famiglia fa sì che questo rischio possa essere attenuato perché tutte le decisioni vengono quasi sempre condivise. Calciopoli? L’esposto che abbiamo presentato è molto dettagliato e a nostro giudizio fondato. Quindi non chiede parità di trattamento ma è un esposto molto preciso sulla revoca di uno scudetto. Da questo punto di vista noi ci aspettiamo, poiché crediamo che sia fondato, una risposta sicuramente entro breve, in breve tempo, e siamo fiduciosi, vista la motivazione che abbiamo portato avanti, di avere un risultato positivo. Più presidente o più tifoso? Diciamo che non si conciliano, sono due momenti distinti. Uno è durante la partita quando viene chiesto anche ai giocatori di mostrare rabbia agonistica in campo, di conseguenza il tifoso si comporta in tribuna. Quando la partita è finita, prendendo l’esempio che dà il rugby del terzo tempo, i giocatori dovrebbero bere una birra assieme e così dovrebbero fare i tifosi. Quindi durante la partita c’è tantissima tensione e rabbia agonistica e voglia di prevalere sull’avversario dopodiché entra in funzione quello che è il manager e che deve ragionare in base alle esigenze della società. Il fair-play finanziario? E’ un giudizio che in questo momento deve essere ancora sospeso poiché il documento è ancora in bozza, quindi non abbiamo ancora un documento definitivo per dare un giudizio su quello che sarà il regolamento del fair play finanziario. Noi siamo assolutamente d’accordo con quella che è l’impostazione del Presidente del Uefa, anche lì, di riuscire a dare dei criteri logici in termini di investimenti e di obbligazioni. Noi abbiamo problemi sia a livello europeo che a livello nazionale, se pensiamo alle squadre che non riescono a iscriversi ai vari campionati di competenza perché mancano questi criteri. Il fair play finanziario dovrebbe riportare questi parametri a un livello di equilibrio in modo tale da evitare situazioni di fallimenti delle varie società. Quindi lo vediamo sicuramente con buon favore”.
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