La Samp oggi appare come il crocevia fondamentale della sua carriera: intuito o fortuna?
«La Samp nella mia vita professionale ha fatto irruzione quasi per caso».
Perché?
«Perché dovetti convincere Galliani a mandarmi a Genova. Lui a Milano voleva tre portieri di un certo livello. Ma c’era questa possibilità, non potevo lasciarmela sfuggire. E così mi sono ritrovato in un ambiente in cui tutto ha funzionato alla perfezione. È stata l’esperienza più bella della mia vita: non la dimenticherò mai».
Il rapporto con Del Neri ha contato quando ha deciso di portarla alla Juve…
«La Juve è un premio alla mia carriera, non un premio agli ultimi sei mesi di attività professionale. Era tutta la Samp che non prendeva gol e se la decisione fosse stata ispirata solo dai successi genovesi, probabilmente Del Neri avrebbe dovuto portare a Torino tutto il reparto difensivo».
Gli allenatori lasciano ricordi?
«Ricordo con affetto l’allenatore che mi ha lanciato nel calcio professionistico, Bruno Giordano: il primo che ha creduto in me. Poi ne ho avuti tanti: Brini, Muti, Ballardini, Leonardo…».
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