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SERIE A SCUDETTO – La squadra migliore? No, la meno peggio. Ecco chi vincerà lo scudetto. Lo dice la classifica attuale, che è lo specchio fedele dell’andamento (lento) delle prime quattordici giornate di campionato. Tra la prima, il Milan, e la settima, la Roma, ci sono appena otto punti. Questo vuol dire che, con ventiquattro turni da giocare, il campionato possono ancora vincerlo tutti.

E’ uno scudetto senza padrone, in sostanza. Una novità, dopo il monopolio Inter. O un ritorno all’antico, fate voi. Era dalla stagione 2001-02 che, a questo punto del torneo, la capolista non aveva un punteggio così basso: nove anni fa comandavano il sorprendente Chievo e la Roma a quota 29, il Milan di Max Allegri ha trenta punti. Un anno fa l’Inter di Josè Mourinho aveva 35 punti e la settima, il Cagliari, ne aveva tredici di meno. Quell’Inter aveva sette punti in più della seconda, il Milan: oggi chi insegue più da vicino la capolista, cioè la Lazio (+14 rispetto alla passata stagione), è lontana solo tre punti.

E’ tutto più rallentato e anche più ravvicinato. E la capolista, cioè il Milan, ha già perso due partite, esattamente come la Sampdoria, che le sta dieci punti dietro. E nessuna squadra è ancora imbattuta. Il Milan può anche permettersi di non vincere, come accaduto sabato a Marassi, eppure non succede niente: Lazio e Juventus non vincono in casa, il Napoli perde addirittura a Udine e la Roma si fa maltrattare (e sorpassare) dal Palermo. Del mezzo passo falso dei rossoneri ne approfitta solo l’Inter, che – però – viaggiava con nove punti di ritardo dalla vetta (ora è a -12 rispetto all’anno scorso). Per rintracciare un distacco così ridotto tra la prima e la settima della classifica bisogna ancora risalire alla stagione 2001/02, quando Chievo e Roma avevano sei punti in più di Bologna, Lazio e Milan. Non caso, quel campionato si chiuse in volata, il famoso 5 maggio, con il sorpasso in extremis della Juventus di Marcello Lippi sull’Inter di Hector Cuper, sconfitta all’Olimpico dalla Lazio.

E’ un campionato dai valori non irresistibili, per non dire modesti. La Roma, già quattro sconfitte, ha una differenza reti 0, cioè tanto ha segnato e tanto ha incassato (18 gol). Se domenica sera avesse vinto in casa del Palermo, si sarebbe ritrovata al terzo posto, a cinque punti dal Milan, nonostante un avvio di campionato letteralmente disastroso. E lo stesso Milan è in testa nonostante non abbia né il miglior attacco (è della Juventus: 26 gol) né la miglior difesa (è di Lazio e Inter, più Chievo che ha una gara in meno: 11 reti). Qual è, dunque, l’elemento realmente determinante per fare la differenza? Non si sa. La Roma finora ha vinto in trasferta soltanto il derby con la Lazio, eppure è ai margini della zona Champions. Più che vincere conta non perdere, forse. Chissà. Il Palermo, sette punti meno della capolista, è la squadra che ha più tirato nello specchio della porta avversaria (101 volte), ha segnato due gol più del Milan eppure sta parecchio dietro. Il Cagliari è la squadra che ha vinto il maggior numero di contrasti (249) ma è lontanissimo dal Milan. E non conta neppure avere in organico il miglior cannoniere del campionato (Eto’o e Cavani sono appaiati a quota 9 reti) per essere tra le prime tre della classifica.

Ma che campionato è, allora? Contano, forse, i calci di rigore a favore? No, perchè la squadra che ne ha avuti di più (4) è il Bari fanalino di coda. Decisivi, perciò, quelli contro? Il Milan capolista (come Sampdoria, Fiorentina e Chievo) non ne ha ancora subìto uno, e forse questo aiuta a capire.

FONTE: IL MESSAGGERO

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reda

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