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Unità d’Italia/ Breve storia della nazionale azzurra di calcio – VIDEO

Getty Images

UNITA’ D’ITALIA NAZIONALE AZZURRA/ ROMA – Oggi si festeggia il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e in tutte le piazze del paese vengono rievocati i momenti storici più importanti della nazione. La storia di ognuno di noi è stata scandita anche dai successi e dalle delusioni della nazionale azzurra e non è un caso che nelle sale del Vittoriano di Roma sia stato allestito un pannello multimediale dedicato alle vittorie italiane ai Mondiali. E’ per questo che vogliamo ripercorrere a brevi linee la storia della nostra nazionale di calcio.

LE ORIGINI – Il progetto ‘nazionale’, iniziato nel 1898, trova la sua prima espressione ufficiale solo il 15 maggio del 1910, con una sonante vittoria sulla Francia per 6-2. Nelle prime due amichevoli disputate, l’Italia indossò una divisa totalmente bianca, perché meno costosa rispetto ad altre versioni. A partire dalla terza gara, sul finire degli anni ’10, si scelse di adottare la maglia azzurra, il colore dello stendardo della Casa Reale dei Savoia. Da allora, la selezione non ha mai abbandonato l’azzurro, eccezion fatta per l’ultimo periodo fascista, con l’imposizione del nero fino al termine del secondo conflitto mondiale.

I TRIONFI DEGLI ANNI ’30 – Il 1930 è una data spartiacque per il calcio italiano e planetario: nascono infatti il campionato a girone unico e i campionati mondiali di calcio. Alla prima rassegna iridata, non prese parte l’Italia, che non era in grado di affrontare le spese di una trasferta in Uruguay. Problema che non si pose per la successiva edizione del 1934, disputatasi nel Belpaese e conculsasi con il trionfo azzurro, dopo il 2-1 in finale contro la Cecoslovacchia (Orsi e Schiavio gli eroi del match). Trascinata da Pozzo in panchina e da Giuseppe Meazza e Silvio Piola in campo, la nazionale bissò il successo nel 1938 in Francia, battendo per 4-2 l’Ungheria (doppiette di Colaussi e Piola). Da non dimenticare, il piacevole intermezzo del successo alle Olimpiadi di Berlino del 1936.

I DIFFICILI ANNI DEL DOPO GUERRA – Interrotti a causa della Seconda Guerra Mondiale, le rassegne iridate ripresero nel 1950, in Brasile. Proprio la selezione verdeoro visse una delusione grandissima, arrendendosi all’Uruguay in finale, ma da quella disfatta trasse nuova linfa per dominare la scena negli anni a venire. Per la nazionale azzurra furono anni molto difficili. Uscita al primo turno nel ’50 e nel ’54, la nazionale non si qualificò nemmeno per l’edizione svedese del 1958, che vide il primo trionfo del Brasile, trascinato da un giovanissimo Pelè.

LA FATAL COREA – Uscita al primo turno nel 1962, l’Italia subì l’onta dell’eliminazione per mano della modesta Corea del Nord nell’edizione inglese del 1966. Gli azzurri riscattarono la figuraccia nel 1968, quando vinsero il primo e unico campionato europeo. Nella finale di Roma, i gol di Riva e Anastasi consentirono di battere per 2-0 la Jugoslavia, nella ripetizione della prima gara, finita sull’1-1.

ITALIA-GERMANIA 4-3 – L’umiliazione del ’66 servì evidentemente da stimolo alla nazionale italiana che a Messico 1970 si rese protagonista di quella che è stata definita da tutti ‘la partita del secolo’: Italia-Germania Ovest 4-3. Stampa e opinione pubblica si dividono sul dualismo tra l’interista Sandro Mazzola e il milanista Gianni Rivera, ma quel 17 giugno tutto passò in secondo piano per lasciare spazio alla leggenda. Fu proprio il Golden Boy rossonero a decidere il match e trascinare gli azzurri alla finalissima. Ma la rete siglata non gli valse la nomina a titolare del ct Valcareggi nel match contro il Brasile, che dominò per 4-1.

TRIONFO SPAGNOLO – Dopo un’eliminazione al primo turno nel ’74 e un quarto posto nel ’78, l’Italia trionfò nel 1982 in Spagna. L’avventura azzurra non era certo iniziata nel migliore dei modi, con Bearzot che impose il silenzio stampa per tutelare la squadra. Trascinata da Paolo Rossi, la nazionale arrivò in finale, dove sconfisse per 3-1 la Germania Ovest, grazie alle reti di Pablito, Tardelli e Altobelli. Mai come in questo caso, si celebrò il connubio tra calcio e storia, con le immagini di un esultante presidente della repubblica Sandro Pertini alla finale del Santiago Bernabeu.

NOTTI MAGICHE – Archiviata la delusione di Messico ’86, l’Italia si presentò con i galloni di favorita ai mondiali del ’90. Di fronte al proprio pubblico, gli uomini di Azeglio Vicini fecero un campionato perfetto, con zero sconfitte e un solo gol incassato prima della finale del terzo e quarto posto: quello di Caniggia che portò ai supplementari e poi ai rigori la semifinale contro l’Argentina. A Napoli, Maradona e compagni si guadagnarono l’accesso alla finale di Roma dove furono sconfitti dalla Germania.

MALEDETTI RIGORI – La maledizione dei rigori colpì gli azzurri anche a USA ’94 e Francia ’98: gli uomini di Sacchi si arresero in finale al Brasile dal dischetto, mentre in terra francese Cesare Maldini vide infrangersi sulla traversa colpita da Di Biagio contro i padroni di casa il sogno della semifinale.
Superata la maledizione dei rigori nella semfinale di Euro 2000 contro l’Olanda, decisivo il cucchiaio dal dischetto di Totti, l’Italia dovette fare i conti con quella del golden gol. Dopo il vantaggio di Delvecchio, gli azzurri caddero in finale con la Francia sotto i colpi di Wiltord e Trezeguet, che passò poi alla Juventus.

COREA E MORENO – Ai mondiali del 2002, l’Italia del Trap cadde sotto i colpi di un’altra Corea, quella del Sud. Aiutati anche dall’arbitraggio scandaloso di Moreno, i padroni di casa vinsero per 2-1 guadagnando l’accesso ai quarti di finale di una rassegna che vide il trionfo del Brasile, trascinato da un grande Ronaldo.

TRIONFO TEDESCO – Sconvolta dalle indagini su Calciopoli, l’Italia pallonara guardava con pessimismo ai mondiali del 2006 in Germania. La truppa guidata da Lippi riuscì però ad isolarsi da tutto e dopo lo splendido successo in semifinale per 2-0 sui padroni di casa, ebbe la meglio dopo i calci di rigore sulla Francia, abbandonata sul più bello da Zidane, reo della famosa testata a Materazzi.

TONFO SUDAFRICANO – Forse per un debito di riconoscenza per quello splendido gruppo, il ct viareggino, tornato in panchina dopo la sfortunata parentesi Donadoni, decise di affidarsi alla vecchia guardia per la spedizione sudafricana. Una scelta che si rivelò sbagliata, con gli azzurri eliminati al primo turno sotto i colpi della modesta Slovacchia.

RICAMBIO GENERAZIONALE – L’avvento in panchina di Cesare Prandelli ha prodotto il tanto auspicato quanto necessario ricambio generazionale. Sin dalle sue prime apparizioni sulla panchina azzurra, l’ex allenatore della Fiorentina ha cercato di creare il giusto mix tra esuberanza giovanile ed esperienza internazionale.

Pubblicato da
Daniele Trecca

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