Roma/ I dati allarmanti di un progetto che non decolla

Luis Enrique (Getty Images)

ROMA PROGETTO CHE NON DECOLLA/ ROMA – Quo usque tandem abutere, Luis Enrique, patientia nostra? Cicerone ci scuserà se abbiamo preso a prestito la sua famosa invettiva per parlare di calcio. Il grande retore e politico romano invitava Catilina a non abusare troppo della pazienza dei romani, la stessa pazienza che tecnico, proprietà e dirigenza della Roma hanno chiesto ai propri tifosi, in attesa che il nuovo progetto decolli. Fino ad ora, i sostenitori giallorossi hanno mostrato una grande maturità ma, numeri alla mano, questo è uno dei peggiori avvii di stagione della squadra capitolina e qualche certezza inizia a venir meno anche tra i più ottimisti. In molti si erano detti entusiasti dalla prestazione di ‘San Siro’ contro l’Inter, tralasciando, forse, il dato più rilevante: la tanto offensiva truppa del tecnico asturiano è l’unica a non aver fatto gol ai nerazzurri, fallendo in un’impresa che era riuscita solo qualche giorno prima anche al modestissimo Trabzonspor. Nella sfida di oggi è finalmente arrivato il primo gol non da calcio da fermo, firmato dal più criticato degli attaccanti, Osvaldo, che non ha tuttavia portato in dote la prima vittoria ufficiale dei giallorossi, perché l’undici di Lucho ha inanellato un altro primato, negativo, della stagione: far segnare una rete al Siena che, sino ad oggi, era l’unica squadra in tutta la Serie A a non essere mai andata a segno.

Di chi la colpa? Sarebbe troppo facile puntare il dito solamente contro Luis Enrique, ma non possiamo esimerci dal sottolineare alcune scelte cervellotiche che non ci hanno convinto. A Milano è stata osannata la mossa di mettere Perrotta come terzino destro, giustificata dall’allenatore spagnolo con la voglia di sviluppare più possesso palla anche sulle fasce. Noi la riteniamo piuttosto un’eresia, per almeno tre motivi: l’ex giocatore del Chievo ha molte qualità, ma non certo la tecnica di palleggio e fraseggio stretto con i compagni; Cassetti viene da dieci anni di carriera come terzino destro, ma l’asturiano lo vede solo come centrale di difesa e lo esclude dalla lista dei convocati per la gara di oggi, al pari del suo (ex) omologo Rosi; si è spesso detto che gli esterni bassi di Luis Enrique sono in realtà delle ali, proprio come Cicinho, che qui in Italia ha fatto fatica ad affermarsi anche perché considerato troppo offensivo per il nostro calcio, ma che ha visto gran parte del match odierno in panchina.
POSSESSO PALLA STERILE – Altra nota dolente questo sterile e stucchevole possesso palla che ricorda molto la Spagna di qualche anno fa che falliva ogni appuntamento importante. Molti passaggi in orizzontale utili solo alle statistiche di fine gara e quanto mai deleteri visto che, in caso di errore, portano una squadra difensiva come il Siena a tirare ben 12 volte verso la porta avversaria. Qualcosa di positivo si è vista anche oggi e sicuramente è troppo presto per tracciare bilanci o lanciarsi in bocciature definitive, ma dopo aver visto una squadra rinforzata con una spesa di 80 milioni di euro perdere e pareggiare in casa rispettivamente contro Cagliari e Siena, è inevitabile porsi una domanda: che il modello spagnolo sia difficilmente esportabile in Italia? Luis Enrique riuscirà nell’impresa o si unirà alla folta schiera di iberici (De La Pena, Farinos, Mendieta, José Mari, Javi Moreno…) che hanno fallito nel nostro campionato? La risposta ce la darà solo il tempo, proprio quello che l’asturiano ha chiesto a tutti per far vedere la sua mano in questa Roma.


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