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Inter/ Chi l’ha visto: Ecco che fine ha fatto l’erede di Roberto Carlos

Roberto Carlos (Getty Images)

VIDEO CALCIO CHI L’HA VISTO? CHE FINE HA FATTO FABIO MACELLARI/ Roma – Chiunque abbia una memoria calcistica antecedente agli ultimi 5-6 anni, si ricorderà bene come l’Inter di Massimo Moratti fosse più ricordata per l’enorme mole di acquisti flop che non per i risultati, a dire il vero scarsi, raccolti in campo. Uno degli indimenticabili giocatori presi e rispediti altrove da questa dirigenza sarà il protagonista di oggi della nostra rubrica “Chi l’ha visto?“: è Fabio Macellari . Fabio nasce fisicamente nel 1974 a Sesto San Giovanni ma calcisticamente nella Pro Sesto, con la quale rimarrà a giocare fino al compimento dei 20 anni. Passa poi al Lecce, dove gioca con continuità per 3 anni segnando una rete, poi decide di seguire il suo mentore, Ventura, trasferendosi in Serie B al Cagliari dove prosegue con le sue buone prestazioni ed entra negli almanacchi come uno dei protagonisti della prima squalifica con prova televisiva della storia della Serie A, ricevendo una testata da Ibrahim Ba del Milan non vista in campo da Collina. Il 9 Agosto del 2000 debutta con il suo primo, ed unico, grande club: l’Inter di Moratti. Fabio era arrivato come uno dei migliori esterni sinistri della categoria, con margini di miglioramento e forte delle sue caratteristiche, ecco come si descrisse in una intervista alla Gazzetta dello Sport: “Sono un esterno di sinistra che difende ed attacca, nel mio gioco, quando sono nelle migliori condizioni esprimo dinamismo, progressione, velocità, potenza e cross al centro“. Probabilmente Macellari è un tipo molto ottimista infatti al suo esordio con i nerazzurri, nei preliminari di Champions League, vennero sconfitti dall’Helsingborg per 1-0 ed al ritorno a Milano, dove fu titolare, pareggiarono 0-0 ed uscirono dalla competizione. Il suo terzo match fu la finale di Supercoppa Italiana, vinta poi dalla Lazio per 4-3. Dopo un piccolo stop, atto soltanto a rinfescare i suoi “dinamismo, progressione, velocità e potenza”, esordì anche in campionato, con la Reggina il 1 Ottobre, ed i calabresi vinsero per 2-1. L’arrivo di Tardelli sulla panchina meneghina è il motivo, secondo il nostro protagonista, del suo cambio di maglia a fine stagione, il Campione del Mondo, non lo teneva in considerazione e dopo 7 presenze, il Bologna diede una nuova chance al nostro eroe, nella trattativa che portò Binotto a Milano, ma ormai la strada del declino era stata imboccata. In Emilia infatti dopo un infortunio al menisco e 10 presenze, la squadra rescisse il contratto al calciatore ad ottobre, le voci parlavano insistentemente di uso di cocaina da parte del calciatore e di un Guidolin stufo dei suoi eccessi, Fabio si difese dicendo di non aver mai fatto uso di droghe, semmai di aver bevuto fino a 30 birre in una sola serata. Nell’inverno del 2003 per provare a risollevarsi tornò in Sardegna, in quel Cagliari dove tanto bene giocò, e dal quale fu nuovamente tagliato fuori, dopo un anno circa, a causa di un rientro alle 8.30 di mattina al campo di allenamento. Il giocatore spiegò di aver litigato con la propria fidanzata e di essere fuggito dal ritiro da una finestra dopo esservi rientrato per poter risolvere la questione e sollevò i nuovi dubbi sull’uso di cocaina ammettendo di averne assunta nel periodo di Bologna ma di essere “pulito” da anni. Iniziò allora un periodo, dal 2004 al 2007 nel quale passò al Pavia, alla Triestina, alla Lucchese e alla Sangiovannese, dove, alla vigilia dei playoff per andare in Serie B contro il Frosinone smise di presentarsi agli allenamenti. Dopo voci discordanti sulla sua situazione, condizione fisica e nuovi dubbi sull’uso di droghe, giocatore e squadra si accordarono per l’ennesima rescissione di contratto della sua incredibile carriera. Dal 12 giugno 2007 in poi Fabio ha militato in serie minori, prima al Villasimius, poi al Vado, Loanesi, Finale ed ora è giocatore della Bobbiese, squadre della Prima Categoria piacentina, e allenatore dei Giovanissimi della stessa squadra. È vero, non bisogna giudicare per non essere giudicati, ma siamo proprio sicuri che Macellari possa essere il giusto esempio per questi ragazzi? Ai posteri l’ardua sentenza.

Pubblicato da
Luciano Luca Grassi

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