CALCIO ROBERTO CARLOS INTERVISTA MONDIALI TOTTI INTER RONALDO / MILANO – In un’intervista pubblicata nell’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’, nell’inserto ‘ExtraTime’, Roberto Carlos si è raccontato tra aneddoti e imprese passate: “L’esperienza all’Inter? Hodgson voleva farmi giocare ala, io volevo giocare terzino. Però non è colpa sua se sono rimasto un solo anno – spiega -. Il giocatore più forte? In Italia Totti. In assoluto Zidane e Ronaldo. Il compagno più pazzo è stato Gravesen, il danese ex Real. Viveva ad un ritmo accelerato. In campo ti faceva dei falli atroci e poi si metteva a ridere! Seedorf? Diventerà un buon allenatore. In campo è sempre stato leader, voleva insegnare tutto a tutti. Kakà mi ha detto che Clarence capisce bene i giocatori ma io lo sapevo, abbiamo vissuto nella stessa casa per un anno e mezzo: ogni volta stava in bagno tre ore a sistemarsi quei capelli con una crema cattivissima. Insopportabile. Suonava a caso agli appartamenti dei vicini e, se quelli rispondevano, diceva che aveva delle pizze da consegnare. Abbiamo tutti un lato infantile”. Roberto Carlos racconta anche la strepitosa punizione contro la Francia: “Non ho mai capito come mi è uscita. Usavo scarpe strette, e di sicuro hanno aiutato. Il pallone era molto leggero, ha influito senz’altro anche questo e la mia coscia sinistra ha una circonferenza di 64 centimetri, e anche quello c’entra. Il tiro con le tre dita l’ho provato mille volte ma non mi è mai più riuscito – ammette -. Ronaldo? Sono stato il primo a vedere la sua crisi sul letto dell’hotel prima della finale. Per me era un attacco epilettico. Ho ancora paura: tremava, era rigido, tutto bloccato. Non aveva il fisico per giocare ma avevamo mezz’ora per decidere. E Ronie in Brasile è come un Dio, doveva esserci. La banana lanciata nel 2011 durante Krylya-Anzhi? Sarei uscito dal campo anche se fosse successo al terzo minuto. Quell’uomo mi ha lanciato la banana, poi mi ha chiesto di fare una foto. Ha fatto tre mesi di carcere. Gli hanno fatto mangiare solo banane. Colazione, pranzo e cena“. Infine, su Kerimov: “Aveva il sogno di lavorare con me e mi ha fatto quel supercontratto. È una persona come noi ma se suoni a casa sua ti aprono 15 guardie del corpo. Lì è pericoloso… Mai avuto paura a Makhachkala. La gente lì è carina, ma la città è una follia” ha concluso.
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