Milano – E’ stato uno degli attaccanti più importanti del calcio italiano, ha giocato per Juventus, Inter e Milan ed stato tra i primi ad emigrare all’estero con un’esperienza strpositiva all’Atletico Madrid, a differenza di quanto sta accadendo oggi a Cerci. Stiamo parlando di Christian detto Bobo Vieri. In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, l’ex bomber si racconta e non risparmia frecciatina al suo grande amore: l’Inter.
L’Inter e le intercettazioni
“Ma io so come vanno le cose, in particolare nel calcio. Bastava parlarci direttamente e non avrei avuto problemi ad andarmene in buoni rapporti. C’era aria di rinnovamento e dopo sei anni era forse anche normale puntare su altri giocatori. Ma perché non vedercela fra di noi, in amicizia? Perché cercare la rottura in quel modo? Un giorno dissi: ‘Presidente, non ti preoccupare, se devo andarmene basta che me lo dici, non ci sono problemi’. E lui: ‘No, no. L’Inter siamo io e te, le colpe sono sempre nostre per gli altri, le responsabilità ce le prendiamo sempre noi due. Ti voglio al mio fianco…’. Io allora insisto, per essere sicuro: ‘Davvero presidente, se ci sono problemi…’. Risposta secca: ‘Va tutto bene!’. Altro che tutto bene quando poi vieni a scoprire di essere intercettato. Amavo l’Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. – racconta Vieri nell’esclusiva della rosea – Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. Però, mi dicevano: vai in campo, resta lì davanti anche fermo, che per noi va bene così. E io accettavo, anche a costo di fare figure di merda… Il mio rapporto con Moratti era speciale, ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche alle 3 del mattino. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi… Ma io non potrei mai odiare l’Inter, questo sia chiaro a tutti. È impossibile, sono stati i miei migliori anni, mi sono spaccato per quella maglia, ho segnato quasi un gol a partita, ho sofferto, gioito e provato emozioni che non ho mai più avvertito da altre parti”.
Le altre squadre e il calcio italiano
“Sento spesso Andrea Agnelli, grande dirigente. Da quando ha preso in mano la situazione, la Juve è tornata ai massimi livelli. Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio. Oggi qualcosa si muove a livello di tecnici: sono felice per il mio amico Inzaghi e aspetto ad alti livelli pure Brocchi. Mi sto informando per fare il corso di allenatore in america, ormai vivo a Miami e quindi sto cercando di capire come fare. Nel calcio italiano c’è scarsa qualità. Bisogna ricominciare seriamente a investire nei vivai. Servono però tecnici ed educatori adeguati. Ricordo le scuole di Atalanta e Torino per esempio, erano all’avanguardia nel mondo. Io devo quasi tutto a Mondonico che mi forgiò fra Toro e Atalanta, oltre a Rampanti, maestro nella Primavera granata.”