Antonio Conte ha candidato la sua Inter per il ruolo di anti-Juventus. Nella conferenza stampa di presentazione non ha posto limiti alle ambizioni della sua squadra
La sfida alla sua ex squadra è lanciata. “Non mi pongo limiti”, è stato il suo monito. Chi però si aspettava anche davanti a microfoni e taccuini il “sergente” versione panchina, è rimasto deluso. Non la divisa sociale, ma un semplice abito scuro. Novanta minuti, la durata di una gara, in cui Conte ha mantenuto uno sguardo indecifrabile, pochi sorrisi e tanta riflessione. Del resto non deve essere facile vestire i panni di chi ha l’obbligo di far tornare grande quello che un tempo era il nemico.
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Bravo nel rispondere agli argomenti spinosi, per la verità non troppi, forse perché la conferenza era ad inviti e non tutti i partecipanti potevano fare la domanda. È mancata, per esempio, quella relativa al numero di scudetti della Juventus, che tutti i tifosi bianconeri avrebbero voluto fare all’ex idolo. Sull’altra patata bollente, alias Icardi e Nainggolan, buona parte del lavoro era stato fatto dalla società e lui intende parlare con i diretti interessati per confermare la linea.
Il neo tecnico nerazzurro ha mostrato anche un pizzico di umiltà quando, alla domanda se si sentisse il vero top player, ha risposto che servono quelli in campo. Il primo dell’allenatore leccese, come noto, è quello del lavoro, duro, per uscire dal campo con la maglia sudata. “Testa bassa e pedalare”, un po’ il contrario di quanto avvenuto nell’ultima stagione con Spalletti.
Conte ritiene l’Inter una delle sfide più difficili della sua carriera. C’è da ridurre il gap con la Juventus, tiranna in Italia negli ultimi 8 anni. Il primo faccia a faccia avverrà il 24 luglio a Nanchino. Solo una gara estiva, certo, ma contro i bianconeri non sarà mai un’amichevole. Tanto più con l’ex capitano e tecnico della Vecchia Signora sulla panchina nerazzurra.
Q.G.
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