In esclusiva ai microfoni di CalciomercatoWeb.it, il direttore di Sporteconomy.it, Marcel Vulpis, che avverte: “Serie A? Perdite da record in caso di stop”
La Lega Calcio ha votato all’unanimità per la ripresa dei campionati e adesso la palla passa al Governo. Le società restano affacciate alla finestra in attesa di capire il futuro economico e sportivo del calcio italiano, cercando di minimizzare al massimo alcune perdite ormai inevitabili: “Anche se si dovesse ripartire a stretto giro, volontà che la Lega ha manifestato con forza oggi, il nostro movimento perderebbe comunque 220 milioni di euro”. A spiegarlo è Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it, che in esclusiva ai microfoni di CalciomercatoWeb.it ha commentato così il momento di paralisi del calcio italiano.
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“Secondo uno studio portato avanti dalla Deloitte, la ripartenza dei campionati non eviterebbe comunque un grosso quantitativo di perdite – continua Vulpis – Dei 220 milioni che andrebbero persi, 70-95 di questi proverrebbero soltanto dal giocare a porte chiuse e dunque dalle perdite del botteghino. Se poi il Governo deciderà di fermare tutto e sospendere definitivamente i campionati, allora le perdite sarebbero da record, intorno ai 700 milioni di euro. Questo se contiamo soltanto la Serie A, aggiungendo anche le perdite di Serie B e Serie C, si sfiora il miliardo…”.
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Perdite che potrebbero generare un effetto domino, che colpirebbe inevitabilmente anche le televisioni private, ormai spina dorsale dell’economia calcistica: “Ad oggi, la Serie A ha giocato il 67% delle partite – spiega Vulpis – E ha ricevuto dalle televisioni già l’80% della cifra pattuita. Quindi, ha incassato più di quanto in realtà abbia giocato e questo può aprire a diversi scenari. I network e i broadcaster potrebbero già chiedere indietro questo 13% di disavanzo, ma se il campionato dovesse terminare, per quanto le TV non siano state contente di questo stop forzato, ottempererebbero comunque i loro obblighi”.
Attenzione, però, ad un ultimo scenario: “Quello che bisogna calcolare – conclude Vulpis – È che magari Sky e DAZN non siano state convinte di come lo stop forzato è stato gestito dalla Lega Calcio e nel futuro ciò potrebbe tradursi in nuovi contratti televisivi, meno blindati a favore di quest’ultima e con cifre nettamente inferiori rispetto a quelle odierne”.
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