In casa bianconera non preoccupa solo il difficile momento di classifica, acuito dalla sconfitta interna contro l’Atalanta: tiene banco anche l’inchiesta sulle plusvalenze
L’inchiesta ‘Prisma’ aperta dalla procura della Repubblica di Torino riguardo al falso in bilancio per il club torinese, nata dalle presunte plusvalenze fittizie, potrebbe portare conseguenze pesanti per la società bianconera. Si ipotizzano infatti false comunicazioni di società quotata in borsa e false fatturazioni, nonchè irregolarità che potrebbero portare a decisioni da parte della giustizia sportiva, oltre che di quella ordinaria.
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A rassicurare i vertici bianconeri ci ha pensato oggi Francesco Fimmanò, ex membro della Corte d’Appello Figc e vicepresidente della Corte dei Conti. Il quale ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni del quotidiano Libero.
“Il caso plusvalenze della Juventus è una pratica diffusa in tanti club”, esordisce Fimmanò. “La società bianconera è parte di un’operazione più ampia. Si tratta della terza inchiesta sullo stesso argomento, i precedenti a livello penale riguardano il Milan, nel 2008 e l’Inter nel 2004. Le due milanesi furono entrambe assolte. Si disse che “il fatto si configurava”, ma in sede penale “non costituiva reato”. È fondamentale il cosiddetto elemento psicologico, cioè la finalità dell’operazione e in quei casi non era colposa”.
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“Si rischiano punti o l’esclusione dai campionati quando il fine è ottenere l’iscrizione ad una competizione a cui non si sarebbe ammessi. Non penso sia il caso della Juventus“, ha assicurato il professore.”Le eventuali plusvalenze strumentali non dovrebbero essere legate a problemi patrimoniali reali, né penso siano finalizzate all’iscrizione al campionato o a rimediare all’impossibilità di adempiere alle obbligazioni, piuttosto possono essere legate alla necessità di non sostanziare perdite pesanti per non evidenziare incapacità gestionali. Visto il periodo oggetto di analisi, dal 2019 al 2021, si può pensare che siano operazioni legate all’acquisto di Cristiano Ronaldo, che ha generato scompensi finanziari. D’altronde, il valore di un calciatore nei bilanci non è legato alla sua forza ma alla possibilità di rivendere il cartellino”, ha concluso Fimmanò.
A.C.
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