L’allenatore della Juventus Allegri ha parlato della scelta di tornare in bianconero e del retroscena Real Madrid, ma non solo
Gqitalia.it ha intervistato Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, che ha affrontato diversi temi. Ha parlato della scelta di non allenare per due anni, del ritorno alla ‘Vecchia Signora’ e dei problemi del calcio italiano, ma ha rivelato anche un retroscena di calciomercato.
Parlando del suo allontanamento temporaneo dal mondo del calcio ha detto:” Sono stato benissimo, a parte il secondo anno quando è scoppiato il Covid, come per tutti immagino. Alla fine questi due anni mi servivano: ne ho fatti diciotto da giocatore e sedici da allenatore senza mai fermarmi”. Poi ha spiegato così la decisione di tornare alla Juventus: “Oltre al fatto di essere legato alla proprietà e al club, è anche frutto del desiderio di stare accanto a mio figlio, che vive a Torino con la madre”. Ma il ritorno in panchina poteva essere lontano da Torino: “L’ho detto e lo ripeto: quest’anno avevo già firmato un accordo con il Real Madrid. Poi la mattina ho chiamato il presidente e gli ho detto che non sarei andato perché avevo scelto la Juventus. Mi ha ringraziato”.
Parlando dello scenario madrileno: “A livello professionale sarebbe stato il coronamento di un percorso, certo: Milan, Juve, Real. Ma nella vita non si può avere sempre tutto. Al Real ho detto no due volte. La prima è stata mentre ero in fase di rinnovo con la Juve: dissi al presidente del Real che avevo già dato la mia parola a Andrea Agnelli“. Allegri ha parlato anche dei suoi calciatori: “Discutere Morata tecnicamente è da folli; è normale che se gli si chiede di far cose che non è in grado di fare possa non rendere al meglio, ma non dimentichiamoci che lui si è messo a disposizione e ha giocato per mesi in una posizione che non era propriamente la sua. Vlahovic? La Juventus ha fatto un acquisto importante: nel mondo lui, Mbappé e Haaland sono i più forti in circolazione della loro generazione”. Sui problemi del calcio italiano, infine, ha detto: “Il problema principale è che si usano i giocatori come cavie degli allenatori, sia nelle prime squadre che nei settori giovanili”.
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