Dopo Marotta e Paratici, la Juve si prepara all’ennesima rivoluzione dirigenziale che non destabilizza gli assetti di Agnelli
La sconfitta rimediata in finale di Coppa Italia contro l’Inter è stata soltanto la punta dell’iceberg dei ben più profondi problemi che affliggono la Juventus.
Da un lato a livello tecnico e strutturale della rosa di cui dispone Allegri, dall’altro a livello dirigenziale. Ma le due questioni sono sono strettamente interconnesse. Del resto, un club può essere definito saldo soltanto se ogni ingranaggio del macchinario funziona in sincronia. Questa sincronia manca e si vede.
Il vicepresidente Pavel Nedved se n’è accordo, e non è l’unico. Nel cuore del club più di qualcuno lamenta degli scarsi risultati ottenuti in stagione con la gestione Allegri. Non un solo obiettivo di quelli prefissati, infatti, è stato raggiunto. Muovere un pensiero critico, però, potrebbe non essere utile come accaduto in passato nei confronti di Sarri e Pirlo. L’attuale tecnico bianconero gode della piena fiducia del presidente Agnelli, l’unico che può effettivamente avere l’ultima parola nelle decisioni interne alle sorti del club. Anche Maurizio Arrivabene ha ottenuto pochi consensi positivi alla prima da amministratore delegato della Juventus, oltre che per essere stato un flop in Ferrari.
Rivoluzione in dirigenza, Nedved ai ferri corti
Così, in uno scenario intriso di tensioni, il vicepresidente ceco potrebbe pensare ad una separazione come accaduto in precedenza con Marotta e Paratici. Questa però non sarebbe certo l’azione ideale per riassestare il tiro del club per la prossima stagione. Quel che serve è ideare i giusti movimenti sul mercato e non tralasciare affatto l’ipotesi di una sostituzione in panchina, mettendo da parte stime ed affetti per un bene superiore.