Dopo il caos di fine novembre che ha visto le dimissioni di Andrea Agnelli e dell’intero CdA, sembra non esserci pace per la Juventus.
Il terremoto che ha colpito la Juventus alla fine di novembre, con le dimissioni dell’ex presidente Andrea Agnelli e di tutto il CdA, hanno portato nuovi problemi al club bianconero.
Il problema principale riguarda il caso plusvalenze, con i dirigenti interrogati. Uno di questi è Federico Cherubini che, ai pm di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulle plusvalenze, ha rilasciato dichiarazioni importanti. Il Corriere della Sera, infatti, riporta le parole del ds bianconero, che ai pm ha dichiarato che “io più volte mi sono lamentato con Fabio (Paratici, ndr) che il valore che stavamo dando a quei giocatori non erano congrui. Le nostre strategie sono sempre all’interno dell’area sportiva. Agnelli, Nedved e il CdA vedevano le plusvalenze quando venivano realizzate, ma non c’è mai stata un’indicazione in tal senso. Per quanto è a mia conoscenza, non so se si sia confrontato con Agnelli: il presidente lascia autonomia alle persone che lavorano nell’area sportiva. L’ho sperimentato io stesso in questo periodo, dopo l’avvicendamento che c’è stato con Paratici”.
Cherubini sulla questione Ronaldo: “Difficile che un direttore sportivo non conosca gli impegni presi dal predecessore”
Durante l’interrogatorio si è toccato anche il tema legato a Cristiano Ronaldo, sopratutto per quanto riguarda gli stipendi sospesi da pagare al portoghese anche in caso di cessione.
Su questo argomento, Cherubini, ha ribadito di non essere a conoscenza dei fatti nonostante le intercettazioni confermino il contrario. Il ds bianconero, ai pm, ha specificato che è “difficile che un direttore sportivo non conosca gli impegni presi dal predecessore o carte sottoscritte. Non saprei dire perché questa carta avrebbe un impatto sul bilancio, se l’impegno comporta un obbligo andava riportata in bilancio”.
Interrogata anche l’ex manager Daniela Marilungo, che i pm hanno ascoltato per otto ore. La manager bolognese ha motivato le proprie dimissioni spiegando che fu “impossibilità di esercitare il proprio mandato con dovuta serenità e indipendenza”.