Nel giorno dell’arrivo in Turchia dell’ormai ex giallorosso, c’è chi se la prende con le esternazioni e la gestione di José Mourinho
Con una trattativa decollata improvvisamente negli ultimi giorni, Nicolò Zaniolo si è convinto a sposare la causa del Galatasaray, uno dei due club turchi – l’altro, il Fenerbahce, si è mosso troppo tardi – che ha fatto la corte al numero 22 giallorosso in questo intermnabile mercato invernale.
Sulla vicenda che ha portato alla rottura insanabile nel rapporto tra il calciatore, la Roma e José Mourinho, c’è chi ha deciso di spostare il mirino della critica – quasi unanimemente contraria al comprortamento dell’attaccante – verso l’operato del tecnico portoghese. Che sarebbe ‘colpevole’ di non aver lasciato che la gestione di un caso così delicato uscisse dalle mura di Trigoria. Esponente di questa tesi è Gaspare Galasso, imprenditore e amico di Zaniolo, intervenuto in diretta su TVPlay, il canale Twitch di Calciomercato.it.
“Penso che stare fuori per un po’ dall’Italia, dove è diventato un bersaglio, possa fargli bene, penso che ora l’importante sia ritrovare la serenità, poi il campo verrà da sé. L’importante è che sia sereno e felice, poi parlerà il campo“, ha esordito. “Parliamo sempre di un ragazzo di 22 o 23 anni. Qualunque ragazzo può comportarsi in un modo che viene mal visto, ma chi conosce Nicolò sa di che persona si tratta. Penso che ogni persona nella vita possa sbagliare, poi ci sono reazioni e reazioni. Io penso che posso sbagliare nei tuoi confronti, però poi non può sfociare nel fatto che ti trovo sotto casa minacciandomi, così si sfocia in altro. Fin quando lui sbaglia il tifoso in sé può anche sentirsi offeso perché non rende, ma metterlo alla gogna mediatica non è il modo giusto di far uscire il meglio dal ragazzo Perché fischiare il singolo? Ai tifosi dico godetevi la squadra, non c’è bisogno di rompere qualcosa nello spogliatoio. I tifosi della Roma in generale hanno sempre difeso Zaniolo, non posso dire il contrario”.
“Penso che se mi fossi trovato in questa situazione che, come definisce Mourinho, è una famiglia, lui fino a prova contraria aveva detto che Nicolò non voleva vestire i colori della famiglia. Però al mio paese c’è un detto che dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Se questa era una vera famiglia queste piccole polemiche, che ci sono sempre tra un giocatore e la società, non sarebbero sociate in società. E l’additato di turno è diventato Nicolò. L’allenatore aveva già sbagliato in precedenza usando le stesse modalità che avevano mandato alla gogna mediatica Karsdorp. Penso che una persona adulta avrebbe dovuto prendere di petto il ragazzo e affrontare il discorso insieme, non andare a dire dopo che aveva rifiutato la convocazione. Scatenando così l’inferno e buttandola sul fatto che lui non gradisse vestire la maglia della Roma. Così non ti rendi conto che fai soltanto il male del ragazzo“, ha concluso.
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