A distanza di anni un grande simbolo del calcio italiano ha ammesso di essersi quasi suicidato. La confessione sconvolge.
Ci sono personaggi che restano nel cuore degli appassionati nonostante le proprie ombre, i propri vizi, i propri momenti di difficoltà. Grandi uomini di sport e grandi uomini di calcio che lasciano un segno indelebile, riescono ad affrontare ogni fantasma, superando le proprie debolezze. Quelle stesse debolezze, quelle stesse fragilità, che li rendono così umani, al punto da rovinare se stessi e le proprie vite. Un esempio è il caso di un grande ex uomo di calcio che ha ammesso, candidamente, in un’intervista a Repubblica, di aver fatto di tutto per suicidarsi.
Il personaggio in questione non è un uomo qualunque, ma Walter Sabatini, uno dei direttori sportivi di maggior talento nella storia del calcio italiano, protagonista di annate magiche a Roma, ma anche grande protagonista in altri club come Bologna, Inter o Salernitana. Nei giorni dell’uscita della sua autobiografia, Il mio calcio furioso e solitario, l’ex ds ha voluto aprire il suo cuore, raccontando tutto se stesso, al di là dell’immagine di un professionista un po’ bohémien, lontano da un certo immaginario di calcio formale e gessato.
“Ho fatto di tutto per suicidarmi, senza successo“, ha rivelato Sabatini, consapevole di aver vissuto una vita di eccessi, degna di una rockstar, più che di un dirigente di calcio. Lui, preso in giro per anni per quel vizio del fumo, per quello della lettura, per i tanti caffè bevuti ogni giorno, per quel suo fare così fuori dagli schemi, oggi deve fare i conti con un corpo pieno di cicatrici e con una salute che rispecchia totalmente quello che ha voluto provare in tutti questi anni senza freni.
Sabatini confessa il “tentato suicidio”
Non ci ha girato troppo intorno, nella sua intervista a cuore aperto, l’ex direttore sportivo giallorosso. Il suo è stato un vero tentativo di suicidio. Non di quelli semplici, rapidi e indolori, dal successo assicurato. Sarebbe stato troppo banale. Ha provato invece a uccidersi poco a poco, lentamente, consumandosi giorno dopo giorno attraverso quell’apparente felicità che si paga a caro prezzo, a distanza di tempo.
“Il mio corpo è ferito perché non ho risparmiato nulla, l’ho sfruttato, ne ho abusato, ho fatto di tutto con lui“, ha raccontato apertamente Sabatini, reduce da un’ultima difficoltosa esperienza a Salerno, forse il colpo di grazia per la sua carriera ad alti livelli.
Non si è fatto mancare niente, dal sesso ai viaggi planetari, dai litigi furibondi a una valanga di stress, sopravvalutando le sue energie, quasi fosse onnipotente, anche quando ha dovuto lottare con un tumore, o con una brutta polmonite. “Sono stato due volte in coma, con la dottoressa che continuava a ripetere: lo perdiamo“, ha confessato il dirigente. Ma questo non lo ha mai fermato. Ha sempre preferito scommettere su se stesso, anche a costo di rischiare tutto, a partire dalla sua vita. E oggi si ritrova con un bagaglio di esperienze immenso e forse poco tempo per poterle raccontare tutte: “Amo azzardare, ma le mie coronarie sono lì a dimostrare che non sono un duro“. Una frase che sa di sentenza e che racchiude in sé tutta la sua filosofia di vita, quel sabatinismo che solo in pochi potrebbero pensare di emulare.