Il caso Pogba ha sconvolto il mondo Juve, ma in Serie A non è il primo: i precedenti
Paul Pogba sta vivendo l’ennesimo ribaltone della sua carriera proprio nel momento in cui Massimiliano Allegri stava puntando molto su di lui tenendolo spesso in considerazione. Dopo la gara contro l’Udinese tuttavia è iniziata l’ennesima bufera: il francese è risultato infatti positivo al testosterone nel test antidoping.
Una situazione molto particolare e che potrebbe richiedere ora un’attenta analisi in quanto sia il francese che la stessa Juventus potrebbero ricevere dei provvedimenti di qualche tipo. Ma il caso doping sembra già essere chiaro per il Tribunale Nazionale Antidoping, organismo della giustizia sportiva italiana, il quale ha deciso di sospendere in maniera cautelativa, in attesa delle controanalisi che verranno effettuate entro sette giorni, il 30enne a causa della violazione degli articoli 2.1 e 2.2 del regolamento.
In tutto questo, se la Juventus dovesse ricevere la notifica di sospensione del calciatore da parte degli organismi competenti potrebbe o decurtagli lo stipendio oppure addirittura trattare la risoluzione del contratto. Pogba tuttavia non l’unico calciatore militante in Serie A a essersi trovato in questo pantano.
Pogba non è l’unico che ha vissuto un’esperienza di questo genere. In passato anche altri calciatori hanno dovuto subire sospensioni o al massimo multe per violazione dei codici sportivi che contemplano il doping. Uno dei più recenti è quello di Joao Pedro, all’epoca attaccante del Cagliari, che fu sospeso sei mesi per essere risultato positivo all’idroclorotiazide, un diuretico proibito. Al brasiliano furono chiesti addirittura sei anni di sospensione, ma lo stop si ridusse a “soli” sei mesi.
Altri casi, ancora più noti al pubblico italiano, riguardano invece Edgar Davids e Pep Guardiola. Nel 2001 l’olandese della Juventus fu costretto a stare cinque mesi fuori dal campo a causa della positività al testosterone riscontrata al termine, curiosamente, proprio di una partita contro l’Udinese. Stessa dinamica del francese in pratica.
L’altro caso invece fece ancora più rumore e coinvolse l’attuale allenatore del Manchester City Pep Guardiola. Lo spagnolo, ai tempi centrocampista del Brescia, risultò positivo al nandrolone, un derivato del testosterone, di cui non ne sapeva niente e infatti rimase soltanto quattro mesi lontano dai campi.
Altri casi noti sono quelli di Jaap Stam, positivo sempre al nandrolone ai tempi della Lazio, e di Adrian Mutu, positivo invece alla sibutramina. Questa sostanza costò al calciatore nove mesi di sospensione quando vestiva la maglia della Fiorentina.
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