L’elenco dei tecnici nati nel nostro Paese che hanno conquistato il maggior numero di trofei a livello internazionale
L’Italia è patria di grandi calciatori, ma soprattutto di allenatori eccezionali. Alcuni dei migliori tecnici che hanno scritto e cambiato la storia del calcio erano (e sono) italiani. Un marchio tra i più apprezzati all’estero, un sinonimo di certezza e affidabilità.
Le società che hanno puntato sul tricolore spesso hanno vinto la loro sfida, oltre a innumerevoli trofei. Uno degli ultimi esempi è il Leicester di Claudio Ranieri, leggendaria cavalcata di una squadra che nel 2016 è divenuta leggenda.
Ma non solo. Di nomi ce ne sono a decine, solo alcuni di questi sono riusciti però a garantirsi una continuità pluriennale come quelli che andremo a esaminare a breve. Parliamo di alcuni dei volti più importanti di questo sport, di idee, invenzioni e intuizioni.
Persone capaci di anticipare quel che succederà e di muoversi in tempo affinché gli eventi diventino favorevoli. Della lunga e infinita lista ne abbiamo selezionati solo cinque, utilizzando come criterio il numero di coppe alzate al cielo, eliminando ogni principio soggettivo e facendo valere il giudizio del campo.
Eccoci al dunque al momento clou, questa è la parte in cui è avvenuta la fase di selezione. Qui non sono contate opinioni personali, tesi di laurea calcistica, moduli tattici, news di ogni genere su portali sportivi di riferimento sul web, notizie in esclusiva sul canale sportivo TVPlay.it, pensieri di addetti ai lavori, commenti sui social network e così via.
In questa fase, contano solo i freddi numeri. Ecco il motivo per cui profili altisonanti sono stati esclusi, perché non al pari di chi veramente è entrato nella ‘hall of fame’ del calcio, di quei nomi di cui nelle prossime righe potrete apprezzarne le grandi gesta.
Non poteva che sedersi ‘Re Carlo’ sul trono. Alla “veneranda” età di 64 anni ancora impartisce lezioni di calcio ai più giovani. Ha più volte mutato il suo punto di vista, ha studiato e si è aggiornato, fino a rivelarsi più moderno che mai.
Il suo primo trofeo è datato 1999, allenava la Juventus e vinse la Coppa Intertoto. Il primo di una serie di successi che lo hanno reso l’allenatore italiano più vincente e l’unico nella storia a riuscire a conquistare almeno uno Scudetto in tutti i top 5 campionati europei.
Tra Milan e Real Madrid ha alzato al cielo 4 Champions League, record condiviso con Pep Guardiola. Ovunque è andato ha trionfato, rivelandosi l’incarnazione vivente dei concetti di adattabilità, intelligenza e duttilità.
Mentre Ancelotti era nel pieno della sua carriera da calciatore, il ‘Trap’ diventava il mister italiano migliore di tutti. Alla guida della Juventus ha cambiato il volto del calcio in Italia, vincendo 7 campionati e stabilendo un record di vittorie ancora oggi imbattuto.
Ma non si è accontentato. E dopo aver portato la squadra bianconera sul tetto d’Europa, vincendo anche una Champions League, una Coppa delle Coppe, tre Coppe UEFA e una Supercoppa Europea, ha deciso di mettersi in gioco all’estero.
Il risultato? Tanto in Germania, quanto in Austria e in Portogallo ha mantenuto ben viva la tradizione, assicurandosi altri tre Scudetti e – in terra tedesca – ben due coppe nazionali.
Ok, è al terzo posto. Ma dell’elenco è l’unico che può dire di aver vinto una Coppa del Mondo, allenando la nazionale italiana. Giusto partire da lì, da quel trionfo del 2006 alla guida degli Azzurri, per elencare il curriculum impressionante di Marcello Lippi.
I suoi primi successi sono arrivati sulla panchina della Juventus, dove ha vinto tutto ciò che poteva a livello di club: 5 Scudetti, una Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa europea e una Coppa intercontinentale.
Gli altri trionfi sono invece arrivati con in Cina, con il Guangzhou Evergrande: lì ha messo in bacheca altri 3 campionati, una coppa nazionale e una Champions League asiatica.
Se Lippi è l’unico ad aver vinto un Mondiale, Roberto Mancini è il solo ad aver portato a casa un Europeo. Quello del 2020, tra l’altro, dell’ultimo trofeo alzato ad oggi dall’ex commissario tecnico azzurro, ora guida dell’Arabia Saudita.
Prima ha ottenuto 3 scudetti da allenatore dell’Inter, 2 Supercoppe italiane sempre con i nerazzurri, 4 Coppe Italia (record detenuto insieme a Eriksson) con Inter (2 volte), Fiorentina e Lazio.
Alla guida del Manchester City ha poi conquistato una Premier League, una Coppa d’Inghilterra e un Community Shield, andando a vincere anche una coppa nazionale turca con il Galatasaray.
Epoche diverse, stesso numero di trofei vinti. Se Massimiliano Allegri è ancora nel pieno dell’attività e può ambire a far crescere ulteriormente il suo score, Fabio Capello ha smesso ormai da tempo di allenare, per dedicarsi al ruolo di opinionista sportivo.
Prima, però, ha fatto la storia del calcio con 6 vittorie del campionato italiano (4 con il Milan, 1 con la Roma e 1 con la Juventus che è stato successivamente revocato) e 2 di quello spagnolo (con il Real Madrid).
Sulla panchina rossonera, inoltre, ha alzato una Champions League, una Supercoppa europea e 3 Supercoppe italiane. Un trofeo, quest’ultimo, ottenuto pure con la Roma.
A pari merito c’è Allegri, anche se a essere precisi le vittorie del tecnico livornese sarebbero in realtà 15, se si considerassero la Serie C1 e la Supercoppa di Lega di Serie C1 vinte nel 2008 con il Sassuolo.
Tenendo conto però dell’importanza della graduatoria e dei successi analizzati, abbiamo deciso di prendere in considerazione solo i trofei vinti ai massimi livelli. Il numero diviene così un onorevole tredici, diviso in campo nazionale tra i 5 campionati di Serie A vinti alla guida della Juventus e quello datato 2010/2011 sulla panchina del Milan.
A questi si sommano 4 Coppe Italia (record insieme a Eriksson e Mancini) e 3 Supercoppe Italiane (una di queste nel 2011 sempre con i rossoneri). Ancora nel pieno della sua carriera, l’ex centrocampista può adesso ambire a traguardi anche esteri, prima però proverà a portarsi a casa quest’anno un ultimo trionfo con la Vecchia Signora.
E pensare che eravamo solo un popolo di catenacciari. La verità è che in un calcio dove tutti badano allo spettacolo, l’italiano ha dimostrato di avere un altro occhio.
Ha dato valore a quei 22 giocatori che inseguono un pallone, non rendendolo solo uno show per chi sta sugli spalti, ma una scienza che chiama a sé tutte le discipline.
La matematica, la filosofia, la fisica e molte altre si fondono per dare vita a un meccanismo complesso all’interno del quale ogni singolo elemento è parte di un sistema. In cui l’individualità dipende dal collettivo. Sono queste le basi di un successo che per decenni è stato costante e che tutt’ora vede gli italiani trionfare in ogni dove.
È questo ad esaltare la differenza tra chi in questo sport vanta ‘un nome ogni tanto’ e chi invece si è abituato a un potenziale che forse viene dato troppo per scontato, che forse potrebbe essere sfruttato meglio per far tornare il calcio italiano agli albori di un tempo.
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